14.5.23

Isaac - Capitolo 4 (Romanzo Completo)

 


- CAPITOLO 4 -




Mezza giornata sprecata, a perdere tempo, a cosa era servito poi? Isa, dopo aver pranzato frugalmente nel bar adiacente all’ufficio - dove aveva sostenuto il colloquio così fruttuoso - inforcò il simpatico motorino e si avviò verso il minimarket del suo amico hacker. Pietro per gli amici Peter.
La foglia verde, così si chiamava il negozio di articoli vari per la casa, ma in prevalenza alimentari ed affini. Appena si varcava la porta di ingresso: un trillo sonoro fastidioso avvisava l’eventuale personale. C’era ben poco da avvisare, lì dritto per dritto ad una ventina di passi c’era un bancone sbiadito con quella luce tremolante nel lato destro. Dietro, il titolare.
<<Vuoi un panino con la mortadella o hai già pranzato?>> domandò Peter. Era difficile rifiutare. Un coltellaccio dal manico giallo in plastica cercò un panino adatto allo scopo. La lama seghettata aggredì la crosta per poi affondare in un taglio netto, fragrante. Poi, un suono di affettatrice e il conseguente letto di fette un po’ spesse dell’insaccato pepato a dovere.
<<Isa, com’è andato il colloquio? Che ti hanno trovato un lavoro?>>
<<Una totale pagliacciata… ti rendi conto? Saranno sei mesi che vado avanti così. Che mi puoi mettere una fetta di Asiago?>>
<<Vedo che hai appetito! Ti passo anche la solita gazosa?>>
<<Grazie… vorrei proprio sapere come fai a reggere in questo negozietto… tu che sei un bravo programmatore. Ti sei fatto proprio fregare da Angelica, vero?>>. Peter si fece un pelo più serio e rispose con una convinzione che in realtà non gli apparteneva:
<<Che simpatico che sei Isa! Non è che ci posso campare di MS-DOS e BASIC. Non vorrei esagerare, ma credo davvero che qui a Marinella sono l’unico che ne capisce qualcosa di elaboratori elettronici. E cosa ancora peggiore, uno dei pochi che ne intravede un potenziale grandioso>>
<<Ehi, ma anche io ne capisco. Conosco il tuo 286 come le mie tasche!>>
<<Vabbè tu non conti… non sei di Marinella Porto. Tu sei del nord!>>
Era una casa molto silenziosa, almeno era una casa silenziosa quando i due amici si incontravano nella camera studio. Scrivania enorme, due sedie, monitor acceso.
Il massimo del rumore che si poteva avvertire in quei pomeriggi ripetuti, ripetitivi - come un avvio gracchiante di un Sistema Operativo - erano nell’ordine: il ritmico incedere delle dita di Peter sulla tastiera, lo stiracchiarsi di Isa per la sedia non comodissima, la ventola sussidiaria del computer che faceva ondeggiare lievemente anche i ciuffi delle capigliature dei due.
<<Ma è vero che sei un hacker, Peter?>>. Le mani dell’amico continuarono a fluttuare sopra i singoli tasti neri, e mentre leggeva stringhe di testo francamente incomprensibili rispose:
<<No, Isa. Scherzavo l’altro giorno. Era per darmi un tono con quell’idiota lì… com’è che si chiama?>>
<<Rossi, Riccardo>>
<<Non hai visto come era fastidioso? La sua gentilezza apparente nasconde che sotto sotto mi reputa un fesso>>.
Isa appoggiò una mano sulla spalla dell’amico e gli disse: <<Guarda che non è così, Riccardo è certo un soggetto particolare, ma non pensa questo di te. Forse proprio l’opposto, credo che ti ammira, anzi>>.
Peter per qualche secondo distolse lo sguardo dallo schermo luminoso per poi posarlo su Isa: <<Vabbè, se lo dici tu… >>.





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