Isa udiva un rumoroso trillo convulso, di una sveglia non sua, da dove proveniva il suono molesto? Dalla camera della madre?
<<Ti vuoi alzare, oppure no?>> era proprio lei: quell’essere che in un instante spalancò la porta della camera.
Il ciclomotore di Isa non voleva partire, piccoli spunti di accensione ma poi si arrestava; il pieno di miscela l’aveva preparato lui stesso un paio di giorni prima.
<<Si può sapere cos’è che non va in te?>> esasperato ed ansimante per le continue pedalate infruttuose - con il doppio cavalletto del motorino tirato sù - urlò il povero ragazzo. Il ciclomotore, un Piaggio, non rispose ovviamente. Eseguì altri controlli vari, magari è la candela…
Finalmente riuscì a partire: con quel cicaleccio innocuo che contraddistingue il mezzo. Con attenzione continua e la manopola del gas tirata, il giovane si mise il casco e varcò il cancello di casa.
Quella giornata di inizio primavera era gradevole: timidi colori, insetti e profumi di fiori, erba e terra bagnata. In definitiva, avrebbe voluto fare ben altro che dirigersi a Marinella Porto per un colloquio d’orientamento al lavoro. Non era tanto il viaggio che lo infastidiva - ora notava anche folate odorose di gas di scarico, pollini bianchicci svolazzanti, sterco a forma di piccole colline ai bordi della strada - ciò che lo infastidiva era perdere tempo. L’utilità gli sfuggiva.
Era seduto, in un corridoio illuminato dalla luce in esterna - proveniente da due finestrine - la quale rifletteva su un tavolino bianco di pessimo gusto: le sagome delle sette persone in attesa. Lui era l’ultimo. Erano già le 11:00 ed iniziava anche ad avere fame, la colazione l’aveva saltata.
Arrivò il suo turno e si trovò al cospetto di un donnone sui sessanta con grossi occhiali del periodo del Paleolitico, suppongo. Una camicetta troppo repressiva per il suo petto, lei fissò negli occhi Isa.
<<Si accomodi pure… vedo con piacere che è presente al colloquio di orientamento al lavoro. Sono in diversi che dimenticano di ripresentarsi. Io e lei, non ci siamo mai incontrati vero?>>
<<No, l’altra volta c’era un signore… anche un po’ sordo>> rispose lui.
<<Ah certo. Andrea Arduini è andato in pensione, sicuramente un soggetto molto interessante! Ora avrà tutto il tempo che vuole per dedicarsi alla sua grande passione: la poesia. A lei piacciono le poesie?>>
<<Per niente>>.
Un cambiamento di postura vistoso, tirò ancora la sua camicetta verso il basso e drizzò la schiena.
<<Bene. Il colloquio consta in semplici domande d’orientamento. La prima: quali pensa siano i suoi pregi e i suoi difetti in ambito lavorativo?>>
<<Anche se non ho mai lavorato, credo che un mio pregio sia la fantasia>>
<<In che senso la fantasia?>>
<<Intendo quella possibilità di evadere con la mente anche quando ci si trova tra quattro mura>>
<<Ah, beh. E il tuo difetto quale credi che sia?>>
<<A volte sono in ritardo - non che lo faccio apposta - però mi viene fatto notare>>
<<Sì, la scarsa puntualità non è un bene in nessun lavoro. E dimmi ancora una cosa: quale lavoro sogni di fare?>>
<<Non saprei… sono ancora alla ricerca di me stesso. Sono sincero>>.
La donna si allontanò con la sedia lentamente dalla scrivania, si alzò e si avvicinò di lato al giovane. E quasi come un sussurro disse:
<<Credi all’utilità di questo colloquio?>>
<<No, per niente>>.
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