12.3.23

Isaac - Capitolo 1 (Romanzo Completo)

 



- CAPITOLO 1 -





Ai miei tempi questo, ai miei tempi quello. Erano introduzioni molto appropriate, da utilizzare ogniqualvolta per sottolineare insoddisfazione, l’apatia verso una novità e l’insofferenza alle nuove nozioni da apprendere. Era un tipo davvero difficile, parlare con lui, per imbastire un discorso di senso compiuto, senza poi subirne irrimediabilmente interruzioni - mai  una volta appunto - che si potesse passare indenni alle lagnanze sterili di un vecchio; che in questa storia era il padre del protagonista, o la proiezione mentale di un genitore?

La cosa buffa, se si intendono buffe le incongruenze della vita, è che simili considerazioni avvenivano anche in una mente differente: nel figlio del protagonista. Lui appena diciottenne, ma con una spavalderia come poche, viveva in quella fase della vita dove tutto appare chiaro. Dove tutti gli altri indifferentemente sono inadatti, poco evoluti e poco scaltri. Quella fase della vita dove si pensa di aver compreso tutto, ma tutto sarebbe da sostituire con qualcosina.

Vederli discorrere assieme - tutti e tre - era uno spasso. Un osservatore attento alle singole rimostranze, poteva comprendere con chiarezza che in fondo erano la stessa persona. Nel senso, che parte di quel modo d'essere che odiavano l’uno nell’altro e che rendeva sofferta la convivenza, era intimamente compreso; ma nelle date circostanze era incomprensibile. Di tali controsensi ne è pieno il mondo e anche loro ne erano rappresentazione.



Isaac era il suo nome, abitava in un paesino rurale della bassa modenese, tra proverbiali nebbie mattutine ed afa tremenda estiva. Si era ritrovato a vivere lì, e le circostanze lo avevano saldamente imbrigliato al luogo. Non ci ripensava nemmeno più, almeno non come un tempo, una sorta di rassegnazione propositiva; una sorta di facciata esteriore per coprire un vuoto. 

Era nato in bassa Italia in provincia di Napoli, l’odore della salsedine, la confusione allegra, quel modo di affrontare la vita… talvolta in maniera fantasiosa. Erano i suoi ricordi rimaneggiati, irreali e oramai del tutto lontani da un passato che - a dirla tutta - non conosceva, perché non aveva davvero vissuto.

Mai come in quel momento, indeciso sul da farsi: lanciarsi di sotto e farla finita? Scappare, oppure ricominciare daccapo? Furono pensieri tanto dolorosi quanto fugaci, dato che dopo poco riuscì  a ricomporsi con grande naturalezza. Difatti, una donnina che lavava le scale si era avvicinato a lui con un secchio blu sbiadito grande come una casa. 

<<Buongiorno signore, ha un appuntamento con il dottore… Ricciardi?>>

<<Sì… tra quindici minuti appena. Vado ad aspettarlo di sopra, in sala d’attesa>> ed intanto lui ricominciò a risalire le scale.

<<Scusi. Ma lo ha saputo vero?>> continuò alzando un po’ il tono della voce, la donna <<... proprio da quella finestra - dove era lei prima - un giovane ha tentato il suicidio!>>.

Sì lo sapeva, Isaac.