28.9.23
19.8.23
La musica liquida, secondo me
In seguito arrivò il momento dei CD Audio. La differenza si sentì eccome! La qualità audio e la pulizia del suono non avevano precedenti. Secondo voi cosa decisi di fare? Lentamente ma inesorabilmente creai la mia raccolta discografica, tutta in formato CD. Fu un bel periodo, dove iniziai ad ampliare l’ascolto verso generi musicali più vari: elettronica, rock, musica classica, e artisti sotto etichette indipendenti. Con il tempo i CD originali che possedevo gelosamente erano più di 200.
Ma le cose cambiarono ancora. Arrivarono i maledetti Mp3. Ovviamente scherzo su maledetti! Con uno sforzo inedito da supereroe… per qualche tempo cercai di non assecondare il cambiamento. In effetti riscontravo che con l’ascolto in cuffia o con impianti Hi Fi l’ascolto di file musicali Mp3 era un piccolo passo indietro rispetto alla fedeltà del suono. Non desidero annoiarvi con le differenze tecniche che in effetti esistono… ma nonostante tutto anche io abbandonai i CD a favore degli Mp3. Fu una decisione maledetta, perché per anni mi abituai ad ascoltare una compressione sonora troppo aggressiva… e lontana dall’esperienza precedente. C’è da dire che però, con l’avvento della musica liquida, quindi intangibile, formata da bit e non masterizzata su un supporto fisico, almeno un aspetto fu migliorato notevolmente. Conservare centinaia di Album non occupava spazio reale nella nostra abitazione, era tutto lì, conservato nel PC o in qualche supporto di memoria.
Anzi se dobbiamo dirla tutta, da più di una decina d’anni, una delle alternative che sempre più utenti intraprendono è utilizzare le piattaforme di streaming musicale come Spotify, Deezer, Amazon Music eccetera. Nelle loro versioni gratuite la qualità del file di ascolto è simile ad un Mp3 a 256 kbps. Nei loro abbonamenti a pagamento da non molto si può scegliere anche l’alta fedeltà (escluso Spotify), ossia un ascolto come un CD Audio.
Ma in pratica come si può fare? Io utilizzo il sito Qobuz (ecco il link). Qobuz è anche un App di streaming, ma ora mi riferisco alla sezione del loro sito chiamato Boutique Digitale. All’interno dello store quando troverete un disco in vendita di vostro interesse, potrete scegliere la qualità audio dei file. Selezionando CD… dopo l’acquisto scaricherete i brani in formato FLAC.
24.6.23
Il social che non ti aspetti: "Quora"
21.6.23
Il social che non ti aspetti: "Introduzione"
18.6.23
Isaac - Capitolo 5 (Romanzo Completo)
17.6.23
Generazione call center
16.6.23
Nel nido dei serpenti (Nickel Sedai)
13.6.23
Senza senso
11.6.23
Dove sono finiti i blog?
8.6.23
Ecco il mio blog!
14.5.23
Isaac - Capitolo 4 (Romanzo Completo)
La foglia verde, così si chiamava il negozio di articoli vari per la casa, ma in prevalenza alimentari ed affini. Appena si varcava la porta di ingresso: un trillo sonoro fastidioso avvisava l’eventuale personale. C’era ben poco da avvisare, lì dritto per dritto ad una ventina di passi c’era un bancone sbiadito con quella luce tremolante nel lato destro. Dietro, il titolare.
<<Vuoi un panino con la mortadella o hai già pranzato?>> domandò Peter. Era difficile rifiutare. Un coltellaccio dal manico giallo in plastica cercò un panino adatto allo scopo. La lama seghettata aggredì la crosta per poi affondare in un taglio netto, fragrante. Poi, un suono di affettatrice e il conseguente letto di fette un po’ spesse dell’insaccato pepato a dovere.
<<Isa, com’è andato il colloquio? Che ti hanno trovato un lavoro?>>
<<Una totale pagliacciata… ti rendi conto? Saranno sei mesi che vado avanti così. Che mi puoi mettere una fetta di Asiago?>>
<<Vedo che hai appetito! Ti passo anche la solita gazosa?>>
<<Grazie… vorrei proprio sapere come fai a reggere in questo negozietto… tu che sei un bravo programmatore. Ti sei fatto proprio fregare da Angelica, vero?>>. Peter si fece un pelo più serio e rispose con una convinzione che in realtà non gli apparteneva:
<<Che simpatico che sei Isa! Non è che ci posso campare di MS-DOS e BASIC. Non vorrei esagerare, ma credo davvero che qui a Marinella sono l’unico che ne capisce qualcosa di elaboratori elettronici. E cosa ancora peggiore, uno dei pochi che ne intravede un potenziale grandioso>>
<<Ehi, ma anche io ne capisco. Conosco il tuo 286 come le mie tasche!>>
<<Vabbè tu non conti… non sei di Marinella Porto. Tu sei del nord!>>
Il massimo del rumore che si poteva avvertire in quei pomeriggi ripetuti, ripetitivi - come un avvio gracchiante di un Sistema Operativo - erano nell’ordine: il ritmico incedere delle dita di Peter sulla tastiera, lo stiracchiarsi di Isa per la sedia non comodissima, la ventola sussidiaria del computer che faceva ondeggiare lievemente anche i ciuffi delle capigliature dei due.
<<Ma è vero che sei un hacker, Peter?>>. Le mani dell’amico continuarono a fluttuare sopra i singoli tasti neri, e mentre leggeva stringhe di testo francamente incomprensibili rispose:
<<No, Isa. Scherzavo l’altro giorno. Era per darmi un tono con quell’idiota lì… com’è che si chiama?>>
<<Rossi, Riccardo>>
<<Non hai visto come era fastidioso? La sua gentilezza apparente nasconde che sotto sotto mi reputa un fesso>>.
Isa appoggiò una mano sulla spalla dell’amico e gli disse: <<Guarda che non è così, Riccardo è certo un soggetto particolare, ma non pensa questo di te. Forse proprio l’opposto, credo che ti ammira, anzi>>.
Peter per qualche secondo distolse lo sguardo dallo schermo luminoso per poi posarlo su Isa: <<Vabbè, se lo dici tu… >>.
26.3.23
Isaac - Capitolo 3 (Romanzo Completo)
Una salvietta imbevuta è quello che ci voleva, la passò sulla punta della scarpa décolleté nera, poi alla base del tacco rapidamente. Victoria era solita fermarsi lì: sull’unica panchina del giardino comunale. Un giardino misero - certamente - con un paio di soliti giochi per bimbi e poco altro.
Lei era lì, per osservare proprio quei giovani germogli, piccoli esseri umani con grande potenziale, infinito potenziale; ma purtroppo le molteplici possibilità di crescita e raffinamento - che per ogni figlio si può tentare di pianificare - nella pratica portano nel maggiore dei casi al medesimo risultato. Invariato. I giovani, che prima erano bambini, che poi diverranno adulti, che poi saranno vecchi da accudire come neonati… saranno la somma semplicemente della società in cui vivono. Possiamo raccontarcela, edulcorare la realtà, nutrire delle aspirazioni teoriche; ma i nostri figli sono e saranno come i figli di tutti gli altri. Proprio come quel piccolo che Victoria osserva con molta attenzione - tanto simile nella sua distorta percezione - alle fattezze fisiche, nei lineamenti del volto, nel sorrisino. Le manca da morire il figlio! Molto più del marito assente anche lui, e lontano da casa. Due dolori, ma di un enorme peso specifico differente.
Il compagno di Victoria è sempre stato un disadattato. Un animo artistico incompleto, sempre sul punto di creare qualcosa di degno ed apprezzabile, ma tremendamente incostante. Lunatico è il termine appropriato. Come se non sapesse di preciso a cosa anelare. Lei, che si innamorò anche della sua indole creativa, si aspettava un tempo soddisfazione nel trattare e convivere con un uomo così sensibile. Ma la disillusione a questo riguardo arrivò presto, dopo pochi anni dal matrimonio. Lui era semplicemente un eterno bimbo, nulla di più.
Un tempo - era convinta senza alcun dubbio - che Nando poteva crescere e maturare in maniera corretta; senza prendere spunto dal comportamento del padre. Così in parte era stato, ma Victoria non si aspettava proprio che il suo Nando fosse così finemente omologato - come uno stampino da biscotti che crea sempre la stessa forma all’infinito - e il figlio era diventato uno dei biscotti.
Però era bello, doveva ammetterlo, vedere quel piccolo ricciuto e biondo - identico a Nando - che si dava slancio sull’altalena. Era davvero bello.
19.3.23
Isaac - Capitolo 2 (Romanzo Completo)
Isa udiva un rumoroso trillo convulso, di una sveglia non sua, da dove proveniva il suono molesto? Dalla camera della madre?
<<Ti vuoi alzare, oppure no?>> era proprio lei: quell’essere che in un instante spalancò la porta della camera.
Il ciclomotore di Isa non voleva partire, piccoli spunti di accensione ma poi si arrestava; il pieno di miscela l’aveva preparato lui stesso un paio di giorni prima.
<<Si può sapere cos’è che non va in te?>> esasperato ed ansimante per le continue pedalate infruttuose - con il doppio cavalletto del motorino tirato sù - urlò il povero ragazzo. Il ciclomotore, un Piaggio, non rispose ovviamente. Eseguì altri controlli vari, magari è la candela…
Finalmente riuscì a partire: con quel cicaleccio innocuo che contraddistingue il mezzo. Con attenzione continua e la manopola del gas tirata, il giovane si mise il casco e varcò il cancello di casa.
Quella giornata di inizio primavera era gradevole: timidi colori, insetti e profumi di fiori, erba e terra bagnata. In definitiva, avrebbe voluto fare ben altro che dirigersi a Marinella Porto per un colloquio d’orientamento al lavoro. Non era tanto il viaggio che lo infastidiva - ora notava anche folate odorose di gas di scarico, pollini bianchicci svolazzanti, sterco a forma di piccole colline ai bordi della strada - ciò che lo infastidiva era perdere tempo. L’utilità gli sfuggiva.
Era seduto, in un corridoio illuminato dalla luce in esterna - proveniente da due finestrine - la quale rifletteva su un tavolino bianco di pessimo gusto: le sagome delle sette persone in attesa. Lui era l’ultimo. Erano già le 11:00 ed iniziava anche ad avere fame, la colazione l’aveva saltata.
Arrivò il suo turno e si trovò al cospetto di un donnone sui sessanta con grossi occhiali del periodo del Paleolitico, suppongo. Una camicetta troppo repressiva per il suo petto, lei fissò negli occhi Isa.
<<Si accomodi pure… vedo con piacere che è presente al colloquio di orientamento al lavoro. Sono in diversi che dimenticano di ripresentarsi. Io e lei, non ci siamo mai incontrati vero?>>
<<No, l’altra volta c’era un signore… anche un po’ sordo>> rispose lui.
<<Ah certo. Andrea Arduini è andato in pensione, sicuramente un soggetto molto interessante! Ora avrà tutto il tempo che vuole per dedicarsi alla sua grande passione: la poesia. A lei piacciono le poesie?>>
<<Per niente>>.
Un cambiamento di postura vistoso, tirò ancora la sua camicetta verso il basso e drizzò la schiena.
<<Bene. Il colloquio consta in semplici domande d’orientamento. La prima: quali pensa siano i suoi pregi e i suoi difetti in ambito lavorativo?>>
<<Anche se non ho mai lavorato, credo che un mio pregio sia la fantasia>>
<<In che senso la fantasia?>>
<<Intendo quella possibilità di evadere con la mente anche quando ci si trova tra quattro mura>>
<<Ah, beh. E il tuo difetto quale credi che sia?>>
<<A volte sono in ritardo - non che lo faccio apposta - però mi viene fatto notare>>
<<Sì, la scarsa puntualità non è un bene in nessun lavoro. E dimmi ancora una cosa: quale lavoro sogni di fare?>>
<<Non saprei… sono ancora alla ricerca di me stesso. Sono sincero>>.
La donna si allontanò con la sedia lentamente dalla scrivania, si alzò e si avvicinò di lato al giovane. E quasi come un sussurro disse:
<<Credi all’utilità di questo colloquio?>>
<<No, per niente>>.
12.3.23
Isaac - Capitolo 1 (Romanzo Completo)
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Ai miei tempi questo, ai miei tempi quello. Erano introduzioni molto appropriate, da utilizzare ogniqualvolta per sottolineare insoddisfazione, l’apatia verso una novità e l’insofferenza alle nuove nozioni da apprendere. Era un tipo davvero difficile, parlare con lui, per imbastire un discorso di senso compiuto, senza poi subirne irrimediabilmente interruzioni - mai una volta appunto - che si potesse passare indenni alle lagnanze sterili di un vecchio; che in questa storia era il padre del protagonista, o la proiezione mentale di un genitore?
La cosa buffa, se si intendono buffe le incongruenze della vita, è che simili considerazioni avvenivano anche in una mente differente: nel figlio del protagonista. Lui appena diciottenne, ma con una spavalderia come poche, viveva in quella fase della vita dove tutto appare chiaro. Dove tutti gli altri indifferentemente sono inadatti, poco evoluti e poco scaltri. Quella fase della vita dove si pensa di aver compreso tutto, ma tutto sarebbe da sostituire con qualcosina.
Vederli discorrere assieme - tutti e tre - era uno spasso. Un osservatore attento alle singole rimostranze, poteva comprendere con chiarezza che in fondo erano la stessa persona. Nel senso, che parte di quel modo d'essere che odiavano l’uno nell’altro e che rendeva sofferta la convivenza, era intimamente compreso; ma nelle date circostanze era incomprensibile. Di tali controsensi ne è pieno il mondo e anche loro ne erano rappresentazione.
Isaac era il suo nome, abitava in un paesino rurale della bassa modenese, tra proverbiali nebbie mattutine ed afa tremenda estiva. Si era ritrovato a vivere lì, e le circostanze lo avevano saldamente imbrigliato al luogo. Non ci ripensava nemmeno più, almeno non come un tempo, una sorta di rassegnazione propositiva; una sorta di facciata esteriore per coprire un vuoto.
Era nato in bassa Italia in provincia di Napoli, l’odore della salsedine, la confusione allegra, quel modo di affrontare la vita… talvolta in maniera fantasiosa. Erano i suoi ricordi rimaneggiati, irreali e oramai del tutto lontani da un passato che - a dirla tutta - non conosceva, perché non aveva davvero vissuto.
Mai come in quel momento, indeciso sul da farsi: lanciarsi di sotto e farla finita? Scappare, oppure ricominciare daccapo? Furono pensieri tanto dolorosi quanto fugaci, dato che dopo poco riuscì a ricomporsi con grande naturalezza. Difatti, una donnina che lavava le scale si era avvicinato a lui con un secchio blu sbiadito grande come una casa.
<<Buongiorno signore, ha un appuntamento con il dottore… Ricciardi?>>
<<Sì… tra quindici minuti appena. Vado ad aspettarlo di sopra, in sala d’attesa>> ed intanto lui ricominciò a risalire le scale.
<<Scusi. Ma lo ha saputo vero?>> continuò alzando un po’ il tono della voce, la donna <<... proprio da quella finestra - dove era lei prima - un giovane ha tentato il suicidio!>>.
Sì lo sapeva, Isaac.
6.3.23
E' la fine dei social network?
Pare proprio di sì. I social come li conoscevamo... che ci permettevano gratuitamente di venire in contatto con altri utenti con i nostri stessi interessi, stanno cambiando. Abbonamenti, spunte blu, sponsorizzazioni... per poi in definitiva offrire bene o male ciò che prima era elargito a tutti gli iscritti. Si dice che le aziende del digitale vivono un periodo difficile e sono costrette a monetizzare.
Comunque sia, così, la funzione primaria dei social network verrà a mancare. I vari creatori di contenuti (come chi ha un blog) desideravano entrare in contatto con altre persone, ma se i social sono sempre più desertici spiegatemi perché continuare a perderci tempo?
In questo senso è la fine dei social network.
5.3.23
My Chromebook (terza parte)