26.3.23

Isaac - Capitolo 3 (Romanzo Completo)

 


- CAPITOLO 3 -




Una salvietta imbevuta è quello che ci voleva, la passò sulla punta della scarpa décolleté nera, poi alla base del tacco rapidamente. Victoria era solita fermarsi lì: sull’unica panchina del giardino comunale. Un giardino misero - certamente - con un paio di soliti giochi per bimbi e poco altro.

Lei era lì, per osservare proprio quei giovani germogli, piccoli esseri umani con grande potenziale, infinito potenziale; ma purtroppo le molteplici possibilità di crescita e raffinamento - che per ogni figlio si può tentare di pianificare - nella pratica portano nel maggiore dei casi al medesimo risultato. Invariato. I giovani, che prima erano bambini, che poi diverranno adulti, che poi saranno vecchi da accudire come neonati… saranno la somma semplicemente della società in cui vivono. Possiamo raccontarcela, edulcorare la realtà, nutrire delle aspirazioni teoriche; ma i nostri figli sono e saranno come i figli di tutti gli altri. Proprio come quel piccolo che Victoria osserva con molta attenzione - tanto simile nella sua distorta percezione - alle fattezze fisiche, nei lineamenti del volto, nel sorrisino. Le manca da morire il figlio! Molto più del marito assente anche lui, e lontano da casa. Due dolori, ma di un enorme peso specifico differente. 

Il compagno di Victoria è sempre stato un disadattato. Un animo artistico incompleto, sempre sul punto di creare qualcosa di degno ed apprezzabile, ma tremendamente incostante. Lunatico è il termine appropriato. Come se non sapesse di preciso a cosa anelare. Lei, che si innamorò anche della sua indole creativa, si aspettava un tempo soddisfazione nel trattare e convivere con un uomo così sensibile. Ma la disillusione a questo riguardo arrivò presto, dopo pochi anni dal matrimonio. Lui era semplicemente un eterno bimbo, nulla di più.


Un tempo - era convinta senza alcun dubbio - che Nando poteva crescere e maturare in maniera corretta; senza prendere spunto dal comportamento del padre. Così in parte era stato, ma Victoria non si aspettava proprio che il suo Nando fosse così finemente omologato - come uno stampino da biscotti che crea sempre la stessa forma all’infinito - e il figlio era diventato uno dei biscotti.

Però era bello, doveva ammetterlo, vedere quel piccolo ricciuto e biondo - identico a Nando - che si dava slancio sull’altalena. Era davvero bello.






19.3.23

Isaac - Capitolo 2 (Romanzo Completo)

 


- CAPITOLO 2 -




Isa udiva un  rumoroso trillo convulso, di una sveglia non sua, da dove proveniva il suono molesto? Dalla camera della madre? 

<<Ti vuoi alzare, oppure no?>> era proprio lei: quell’essere che in un instante spalancò la porta della camera.



Il ciclomotore di Isa non voleva partire, piccoli spunti di accensione ma poi si arrestava; il pieno di miscela l’aveva preparato lui stesso un paio di giorni prima.

<<Si può sapere cos’è che non va in te?>> esasperato ed ansimante per le continue pedalate infruttuose - con il doppio cavalletto del motorino tirato sù - urlò il povero ragazzo. Il ciclomotore, un Piaggio, non rispose ovviamente. Eseguì altri controlli vari, magari è la candela…

Finalmente riuscì a partire: con quel cicaleccio innocuo che contraddistingue il mezzo. Con attenzione continua e la manopola del gas tirata, il giovane si mise il casco e varcò il cancello di casa.

Quella giornata di inizio primavera era gradevole: timidi colori, insetti e profumi di fiori, erba e terra bagnata. In definitiva, avrebbe voluto fare ben altro che dirigersi a Marinella Porto per un colloquio d’orientamento al lavoro. Non era tanto il viaggio che lo infastidiva - ora notava anche folate odorose di gas di scarico, pollini bianchicci svolazzanti, sterco a forma di piccole colline ai bordi della strada - ciò che lo infastidiva era perdere tempo. L’utilità gli sfuggiva.



Era seduto, in un corridoio illuminato dalla luce in esterna - proveniente da due finestrine - la quale rifletteva su un tavolino bianco di pessimo gusto: le sagome delle sette persone in attesa. Lui era l’ultimo. Erano già le 11:00 ed iniziava anche ad avere fame, la colazione l’aveva saltata.

Arrivò il suo turno e si trovò al cospetto di un donnone sui sessanta con grossi occhiali del periodo del Paleolitico, suppongo. Una camicetta troppo repressiva per il suo petto, lei fissò negli occhi Isa.

<<Si accomodi pure… vedo con piacere che è presente al colloquio di orientamento al lavoro. Sono in diversi che dimenticano di ripresentarsi. Io e lei, non ci siamo mai incontrati vero?>>

<<No, l’altra volta c’era un signore… anche un po’ sordo>> rispose lui. 

<<Ah certo. Andrea Arduini è andato in pensione, sicuramente un soggetto molto interessante! Ora avrà tutto il tempo che vuole per dedicarsi alla sua grande passione: la poesia. A lei piacciono le poesie?>>

<<Per niente>>.



Un cambiamento di postura vistoso, tirò ancora la sua camicetta verso il basso e drizzò la schiena.

<<Bene. Il colloquio consta in semplici domande d’orientamento. La prima: quali pensa siano i suoi pregi e i suoi difetti in ambito lavorativo?>>

<<Anche se non ho mai lavorato, credo che un mio pregio sia la fantasia>>

<<In che senso la fantasia?>>

<<Intendo quella possibilità di evadere con la mente anche quando ci si trova tra quattro mura>>

<<Ah, beh. E il tuo difetto quale credi che sia?>>

<<A volte sono in ritardo - non che lo faccio apposta - però mi viene fatto notare>>

<<Sì, la scarsa puntualità non è un bene in nessun lavoro. E dimmi ancora una cosa: quale lavoro sogni di fare?>>

<<Non saprei… sono ancora alla ricerca di me stesso. Sono sincero>>.



La donna si allontanò con la sedia lentamente dalla scrivania, si alzò e si avvicinò di lato al giovane. E quasi come un sussurro disse:

<<Credi all’utilità di questo colloquio?>>

<<No, per niente>>.







15.3.23

La filosofia lavorativa di un logo designer

 








Far tramutare la creatività in un progetto lavorativo, l'arte (anche se minima) in gratificazione. Così è nato zeropoesiedesign.com il mio sito web portfolio. Qui - sul blog ad esso collegato - cercherò di condividere con voi lettori la mia esperienza, documentandovi passo passo il nuovo percorso. Posso assicurarvi che - come sempre - c'è un forte legame con le mie produzioni precedenti (o anche parallele). Ma come è possibile trovare un legame con la scrittura, la fotografia e le produzioni musicali?

Ai miei occhi il legame è robusto e coerente, i medesimi principi che seguo per comporre poesie (ad esempio) fanno parte del mio approccio a logo design: la cura maniacale all'essenza, alla semplicità... ad un viaggio coerente con sé stesso. Chi svolge il lavoro di grafico potrebbe giustamente obbiettare che in definitiva sono i clienti che decidono cosa desiderano e che la possibilità di esprimersi artisticamente è inesistente.

E' vero, chi svolge il lavoro di grafico come attività principale deve gioco forza adattarsi al mercato ed affrontare problematiche ben più pratiche... io non ho tale necessità, già ho un lavoro. Progettare e disegnare loghi è principalmente una passione, per questo motivo non sento la pressione ad accettare lavori di ogni tipologia. I loghi che realizzerò dovranno coinvolgermi. Dovrò credere al lavoro commissionato come ci crede il cliente, d'altra parte chi si affiderà a me dovrà credere nel mio istinto. Solo così si può creare qualcosa di buono.